IL TARTUFO MARZUOLO O BIANCHETTO o TARTUFO DI PINETA
Tuber borchii Vittad.
di Marco Morara

tartufo-marzuoloLe dimensioni sono in genere limitate, vanno dalla grandezza di un pisello a quelle di una noce, raramente superano, soprattutto in terreni sciolti e sabbiosi, i 5-10 cm di diametro. Di solito si trova in un grande numero di esemplari, anche se di dimensioni non rilevanti.
La forma dei carpofori di solito è tondeggiante, globosa, più raramente lobata o irregolare.
Il perìdio appare liscio, similmente al Bianco pregiato, ma il colore tipico risulta più aranciato, ocra-rugginoso, grigio-brunastro, a volte macchiato da zone bruno nerastre rugginose, ma in qualche caso può assomigliare notevolmente al Tartufo bianco.
La gleba è dapprima biancastra, poi a maturità assume una tonalità rosso-bruno scura, ed è solcata da venature avorio od ocracee spesso grossolane , non particolarmente fini e definite. tartufo-marzuolo2Quando è ancora immaturo e con la gleba bianco-grigiastra può essere scambiato per il Bianco pregiato ad un occhio (ed un naso) non troppo attento.
Il profumo è intenso e agliaceo.
Cresce già a livello del mare, soprattutto nelle pinete litoranee a pino domestico e pino marittimo, ma anche nei filari di tigli della pianura, ed è ben presente anche nei boschi della media collina sotto conifere e latifoglie, in particolare nei querceti temperati a mezza costa fino a spingersi oltre i 1.000 metri di altitudine, sia sotto conifere che sotto latifoglie, in querceti, carpineti e noccioleti, ma pure in faggete ad altitudini rilevanti.
L’epoca di maturazione va da novembre ad aprile. Viene sempre più apprezzato per le sue caratteristiche organolettiche ma anche per il successo con cui può essere oggetto di coltivazione. Capita a volte di confonderlo con specie simili, alcune non autoctone, provenienti da altri Paesi , di peggiore qualità e di cui comunque è vietata la commercializzazione in Italia.
Il Marzuolo o Bianchetto è stato uno dei primi Tartufi ad essere coltivato.
Alle prime prove sperimentali, molto promettenti, seguirono ben presto coltivazioni sul campo che diedero , e danno tutt’ora, risultati molto buoni.
Quindi, anche se la valutazione commerciale non è elevatissima, la quantità di prodotto che in media si ricava è sufficiente a renderlo competitivo.