Io credo che il tartufo sia a rischio, il suo valore commerciale ha il sopravvento sulla sua difesa come prodotto di pregio e sul corretto utilizzo delle zone tartufigene.
Da qualche parte le cose vanno un pò meglio, da altre parti invece peggio.
Io penso che i tartufai, prima ancora dei propri legittimi diritti, dovrebbero pensare al “diritto” del tartufo di continuare a crescere anche nel futuro.
Ma i soldi sono una brutta bestia, e insieme le migliaia e migliaia di cercatori corretti, appassionati del tartufo, della natura, del loro rapporto con il cane, del piacere di gustare un fungo straordinario, o anche di persone che possono così integrare le loro scarse entrate, ce ne sono altre, troppe, a cui tutto quanto detto importa meno di zero, pur di far soldi.
E quindi se la prendono con la concorrenza, anche estera, sempre più organizzata , che non è né meglio né peggio di loro, fa solo il proprio interesse, nello stesso modo.
Ricette per la situazione? Non facili, perché anche le regole sui tartufi non sono chiare e ognuno rivendica ciò che gli interessa e critica solo quello che non gli conviene .
Siccome coloro che hanno da rimetterci più degli altri sono i tartufai stessi, io credo che il modo più utile è che si organizzino e si facciano sentire.
Ma non sbraitando, urlando alla luna, dando sempre la colpa agli altri e mai guardando se stessi, ma cercando di intervenire con determinazione e obiettività.
I principali nemici del tartufo sono parecchi e per primi in assoluto coloro che non rispettano le regole, che a volte non sono efficaci o perfette, ma sono pur sempre indispensabili per non far precipitare la situazione.
Fra i primi, coloro che vanno in giro zappando e distruggendo tartufaie per raccogliere un prodotto scadente, che prima o poi nessuno gli comprerà o che , peggio ancora, verrà addizionato con sostanze sintetiche nocive.
Secondo, quelli che mettono bocconi avvelenati, con vetri e chiodi per ammazzare cani, che non hanno nessuna colpa.
Poi chi non rispetta orari, calendari, togliendo a chi è in regola il giusto piacere della cerca, chi taglia gomme ecc ecc .
Non c’è niente di peggio che l’indifferenza, del dire che :
“…non è un problema mio…”,
“ …ci devono pensare gli altri…” e così via.
Ma non solo i tartufai, anche altri soggetti dovrebbero far di più.
Chi compra dai raccoglitori, chi acquista e commercia ha spesso delle responsabilità ancora più gravi.
Chi accetta tartufi scadenti dal raccoglitore, immaturi, che se venduti a privati li faranno riflettere e prima o poi non ne acquisteranno più.
Chi accetta tartufi scadenti per la propria azienda, creando prodotti che non valgono nulla e che , peggio ancora, saranno addizionati di aromi artificiali derivati dal petrolio….
La soluzione per questi molteplici problemi può partire solo da un controllo maggiore delle pur imperfette leggi da parte delle Autorità preposte.
Che devono essere sempre informate, sollecitate tutte le volte che vengono infrante le leggi.
Troppo poche sono le persone sanzionate, e allora non deve passare sotto silenzio nessuna porcata fatta contro persone, cani, ambiente, segnalandole a Forestale, Carabinieri, Guardie affinchè non possano non intervenire.
Può anche darsi che ci sia una certa inerzia dovuta a mancanza di personale, a difficoltà oggettive ma forse anche a volte di scarso interesse per questi problemi, ma i tartufai in primis, con le loro Associazioni, devono insistere sempre se conoscono situazioni illegali, senza voltarsi dall’altra parte, perché prima o poi può succedere a loro.
Io credo che quelle che possono migliorare le cose siano le Associazioni, a patto che si impegnino non solo agli interessi economici dei propri soci, ma anche al problema della salvaguardia del tartufo.
Insomma, la parola magica è “controllo” a tutto campo , esigere che le regole vengano rispettate e isolare i furbi e i delinquenti.
Io ho fondato e seguìto Associazioni da decine di anni, ne ho viste di efficienti e organizzate, con un occhio al futuro per salvare le tartufaie e poter continuare anche domani la libera cerca, ed altre che erano solo un sindacato di tartufai … insomma, come dappertutto c’è chi pensa a sfruttare una risorsa e chi pensa anche di mantenerla. E in ogni modo, io sono convinto che le Associazioni di tartufai possano contribuire a migliorare la situazione, a patto che si adoperino per contrastare le illegalità.
E che dire delle tartufaie controllate?
Secondo me occorre presente che in Italia esiste la proprietà privata ma anche che la raccolta libera è una tradizione di ben oltre cento anni, per cui queste due realtà devono per forza coesistere nel modo meno conflittuale possibile.
Cioè è giusto che chi possiede un terreno tartufigeno possa trasformarlo in una tarufaia controllata, ma è altrettanto giusto che queste non debbano coprire il 100% degli spazi utili.
Ci sarebbe, c’è un modo semplice, legale ed efficace perchè i tartufai di una zona più o meno ampia possano continuare ad andare a tartufi: associarsi e creare loro delle proprie tartufaie controllate; poiché questa non sarebbe una chiusura delle zone libere, lasciandole aperte a chiunque voglia associarsi.
D’altra parte , questa operazione, è già stata effettuata dai tartufai più “furbi”, che hanno stretto accordi di affitto e di gestione con proprietari non interessati al tartufo, accaparrandosi le pasture migliori. E spesso questi sono fra coloro che protestano di più chiedendo la cerca libera (a casa degli altri).
In casi simili, che già esistono, le Associazioni di tartufai gestiscono le zone vocate e sono tenuti a migliorarle per mantenerle produttive.
Posso capire che ciò non va d’accordo con lo spirito libero di chi vorrebbe andare a tartufi dappertutto, ma con oltre mezzo milione di tartufai italiani, non c’è altra possibilità. Prima che i tartufi scompaiano del tutto e / o le zone ancora libere siano rivendicate da chi le possiede, questa mi pare l’unico modo.
Inoltre, teniamo presente che solo in Italia esistono i Tartufai, mentre in tutta Europa e in tutto il mondo esistono i Tartuficoltori, che a volte in passato erano tartufai che si sono adattati a questa realtà.
Oramai i tartufi sono troppo noti e troppo ambiti in tutto il mondo, e anche a livello europeo l’Italia dovrà adeguarsi sempre più a normative che penalizzeranno maggiormente la libera ricerca.
Rimangono ancora in Europa dell’Est delle realtà in cui il tartufo è ancora abbondante ( ma a questi ritmi credo non ancora per molto), la concorrenza con i tartufi nostrani è spietata, e i maggiori commercianti di casa nostra sono già da tempo attrezzati per questo business … è la legge della domanda e dell’offerta e non serve a niente inveire , ma invece cercare di valorizzare il tartufo italiano vendendo prodotti buoni e facendo in modo di conquistare la fiducia dei consumatori …
I tartufai che intendono vendere il loro prodotto dovrebbero attrezzarsi per farsi conoscere (non singolarmente, ma organizzandosi) e pubblicizzare i tartufi delle nostre zone, ma anche in questo caso dovrebbero mettere da parte l’eccessiva individualità attraverso consorzi e associazioni. Ma forse è chiedere troppo.
Infine, le tartufaie coltivate; oggi sono una realtà in tutto il mondo per tutti i tartufi , con l’eccezione del Tartufo bianco pregiato, che presenta ancora difficoltà di coltivazione, ma che oggi è oggetto di approfondimenti ulteriori e che forse in un futuro non lontano darà dei risultati positivi .
Coltivazioni a volte assai estese sono presenti in Europa ovest ed est, ma anche in Asia, in Sud Africa, in Australia, in Nuova Zelanda, a volte in nazioni dove il tartufo non esisteva ed è stato impiantato.
Nonostante che la coltivazione rappresenti forse il futuro principale del tartufo, a un recente incontro , ho ascoltato addirittura dei tartufai che dicevano che occorreva abolire non solo le tartufaie controllate, ma anche quelle coltivate! Sigh!
Invece è proprio estendendo sempre più la tartuficoltura si potranno avere vantaggi , le operazioni per rendere produttive le tartufaie sono ormai note e diffuse, e danno i loro frutti, e forse questo salverà il tartufo da una sempre più probabile estinzione.
E con questo, Buon Anno a tutti i coloro che amano e apprezzano i Tartufi.
Marco Morara