La filiera del tartufo ad un passo dal baratro.In una nota congiunta di Assotartufi, Tartufok, Tuberass e FITA, le associazioni di categoria i cui iscritti rappresentano oltre il 90% del mercato italiano del tartufo spiegano che con l’emendamento presentato dal Governo al ddl Legge europea il 31 marzo scorso il comparto del tartufo rischia la definitiva paralisi con un danno immediato per l’intera filiera.
In vista della discussione in senato di domani, le associazioni esprimono la loro preoccupazione sull’emendamento presentato dal governo al ddl Legge europea il 31 marzo scorso, Si chiede la differenziazione tra tartufaio hobbista, tartufaio professionista e tartufocoltore e che il tartufo entri finalmente a far parte dei prodotti agricoli e inserito regolarmente in apposita tabella.
Alle pressanti sollecitazioni delle istituzioni europee ed al concreto rischio per il nostro paese di vedersi avviata una procedura di infrazione, il governo – si legge in una nota congiunta – risponde con un provvedimento inadeguato, deludente e preoccupante per i destini dell’intero settore. Ancora una volta è prevalsa la vecchia logica di privilegiare gli interessi dei raccoglitori rispetto alla necessità di favorire lo sviluppo di una filiera strutturata e moderna sul modello di quanto avviene negli altri Paesi europei nostri concorrenti sui mercati internazionali.
A questa logica sono state sacrificate le legittime aspettative delle aziende agricole, dei commercianti e delle aziende di trasformazione, ovvero degli operatori che valorizzano il tartufo italiano in tutto il mondo. Il provvedimento, continuando ad escludere il tartufo italiano dall’elenco dei prodotti agricoli, lo condanna ad una sempre più marcata marginalità rispetto ai tartufi d’oltralpe: spinge le nostre aziende a comprare il tartufo straniero (dove è possibile acquistarlo con i relativi documenti fiscali e di tracciabilità) ed impedisce un adeguato rilancio qualitativo e quantitativo della produzione interna negando alle imprese italiane la possibilità di accedere alle agevolazioni previste dai fondi comunitari di cui possono invece godere gli altri agricoltori europei. I meccanismi introdotti con tale emendamento, inoltre, lungi dal favorire la auspicata emersione della produzione spontanea, ne determinano il completo inabissamento, a tutto scapito della trasparenza per il consumatore i cui diritti possono essere adeguatamente assicurati soltanto dalla completa tracciabilità garantita dai prodotti agricoli.
Pur dando merito al governo di essere intervenuto, per la prima volta, su storture che da decenni attanagliano la vita del nostro settore, auspichiamo un repentino ripensamento dell’esecutivo che, recependo le istanze di tutti gli attori della filiera, possa portare ad una disciplina realmente in grado di risolvere i problemi della filiera e rilanciare il tartufo italiano.